Meditazione 1^ domenica di Quaresima 09/03/2025

Nella prima domenica di quaresima si meditano ogni anno le tentazioni di Gesù nel deserto. Sono tre, probabilmente perché il tre è un numero simbolico. Però, a ben guardare, le tentazioni di Gesù sono quattro, non tre. La prima è la tentazione dell’avere e del godere (il pane); la seconda è la tentazione del potere e la terza è la tentazione dell’apparire. Ma prima di tutto c’è una frase che il tentatore ripete due volte: «Se tu sei il Figlio di Dio…». Prima di inoltrarsi nel deserto, infatti, Gesù è stato battezzato da Giovanni nel fiume Giordano e dopo aver ricevuto il battesimo, mentre era in preghiera, ha udito la voce del Padre che gli diceva: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento» (Lc 3,22).
«Se tu sei il Figlio di Dio…»: la tentazione sta in quel “se”. «Sei veramente il Figlio di Dio?». Non ci è dato di conoscere i pensieri di Gesù; in ogni caso questo dubbio insinuato dal tentatore non ha fatto presa su di lui. Per noi, però, questa è sicuramente una delle tentazioni maggiori, forse la più grande e la più insidiosa di tutte. È la tentazione della fede.
Ci sono persone che credono in Dio e persone che non ci credono, ma quelli che credono sono spesso tentati – anche se magari non se ne accorgono – di immaginarsi un Dio distante, lontano, indifferente alla loro vita o troppo occupato in faccende molto più importanti. Come prete mi è capitato più volte di ascoltare qualcuno che mi diceva: «Cosa vuole, padre, mi vergogno un po’ a chiedere aiuto al Signore, con tutti quelli che hanno più bisogno di me…». Certo, è una buona cosa se mi rendo conto di non essere il centro dell’universo e che esistono a questo mondo problemi più gravi dei miei, ma questo non significa che agli occhi di Dio io sia solo un numero.
Molti cadono in quella tentazione che Gesù ha superato e sembra loro impossibile di essere figli di Dio amati e preziosi ai suoi occhi. Non è una tentazione da poco: pensare che per Dio non siamo importanti ci fa sentire soli nel combattimento contro le tentazioni e quindi più deboli. Di conseguenza anche il nostro impegno per le opere buone può diventare fiacco, oppure tradursi in volontarismo e moralismo. «Davvero credi di essere figlio o figlia di Dio? Proprio tu?». Il tentatore vuol farci credere che a Dio non interessa quello che facciamo o che al contrario ci sorveglia con estrema severità. Saremmo quindi servi di un padrone distratto oppure severissimo, ma sempre e comunque servi: furbi e approfittatori se il padrone non vede, oppure obbedienti per paura dei castighi, ma sempre servi.
Siamo invece figli e figlie di Dio, amati e preziosi ai suoi occhi. La quarta preghiera eucaristica “per varie necessità” ci ricorda che Gesù “con la parola e con le opere annunciò al mondo che tu sei Padre e ti prendi cura di tutti i tuoi figli”. È vero che in certi momenti può essere forte la tentazione di credere che Dio ci abbia dimenticati: anche Gesù sulla croce ha gridato “Dio mio, perché mi hai abbandonato?”, ma poi ha detto “Padre, nelle tue mani affido il mio spirito”.
Siamo figlie e figli di Dio, amati e preziosi ai suoi occhi; amici, amiche, fratelli e sorelle di Gesù. Il tempo di quaresima ci vuole ricordare la nostra vera identità: se crediamo che Dio ci è padre non abbiamo bisogno di essere ammirati, di acquistare potere, di possedere e godere cose che non potremo poi trattenere per sempre. Le cose di questo mondo possono diventare un assoluto e diventare le vere padrone della nostra esistenza, oppure essere usate con libertà, ricevute e condivise con gioia come dono, se siamo figlie e figli di Dio immortali.


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