Meditazione 17^ domenica del tempo ordinario 27/07/2025

Più di tutti gli altri evangelisti Luca parla della preghiera: era certamente uomo di preghiera e deve aver vissuto in comunità nelle quali si pregava. Ma rispetto a tutti i libri di preghiere e ai manuali di orazione scritti nei secoli successivi, il suo insegnamento è estremamente semplice, essenziale.
Quando i discepoli chiedono a Gesù di insegnare loro a pregare – ed è anche la nostra richiesta – il Signore insegna a chiedere, chiedere con fiducia e insieme. Nel Vangelo secondo Luca non c’è solo la preghiera di domanda, perché ad esempio la preghiera di Zaccaria e il Magnificat di Maria sono due bellissimi inni di lode. E la fiducia non è l’unico atteggiamento richiesto dalla preghiera: in altri passi dello stesso Vangelo si danno anche altri insegnamenti. Però tutto comincia da qui, da una preghiera di domanda rivolta con piena fiducia a Dio chiamato Padre, da parte di figli che pregano nella consapevolezza di essere amati tutti, e perciò di essere uniti tra loro.
Innanzitutto il Signore Gesù ci insegna a chiedere. Tante persone mi hanno detto, durante i miei trentanove anni di ministero: “So che non dovrei pregare solo quando ho bisogno”, o qualcosa del genere. In realtà, abbiamo sempre bisogno dell’aiuto di Dio, ma spesso non ce ne rendiamo conto, forse crediamo di essere almeno un po’ autosufficienti. È un’illusione: abbiamo sempre bisogno dell’aiuto di Dio per la vita di tutti i giorni e ancor più per vivere come discepoli di Cristo, ma quando non chiediamo, rischiamo di non accorgercene. Chiedere ci rende consapevoli e, si spera, anche riconoscenti.
Però non chiediamo come mendicanti, ma come figli. Quando da bambino dicevo “Mamma, ho fame” ero sicuro che mi avrebbe dato qualcosa da mangiare, magari non immediatamente, magari non quello che avrei voluto in quel momento, ma certamente mi avrebbe dato qualcosa di buono, non ne avevo alcun dubbio, nemmeno piccolo piccolo. La fiducia è allora il secondo insegnamento di questo brano. Una fiducia che a volte è messa alla prova, ma è motivata dal fatto che Dio è Padre e ha cura di tutti noi suoi figli.
Dall’avere un unico Padre deriva la necessità di pregare uniti tra noi, anche quando siamo soli. La preghiera è personale ma non individualista. Possiamo certamente pregare per le nostre necessità e possiamo anche pregare per gli altri, come Abramo nella prima lettura, ma Gesù ci insegna a pregare soprattutto “per noi”: pregare ricordandoci che siamo tutti fratelli e sorelle e tutti abbiamo bisogno di ricevere gli stessi doni. Infatti il Padre Nostro, anche nella versione più breve di San Luca, dice “noi”, non “io”. I doni di Dio, come il pane quotidiano, li chiediamo insieme per condividerli tra noi. E per essere uniti abbiamo bisogno anche del perdono reciproco. Se non ci perdoniamo tra noi non otteniamo il perdono del Padre, la sua santità non viene riconosciuta nel mondo, il suo regno non viene (almeno non per noi, non riusciamo a entrarci) e finiamo per soccombere alla tentazione. Sappiamo bene che perdonare a volte è così difficile da sembrare impossibile, per questo chiediamo aiuto al Padre, per noi e per chi non riesce ancora a perdonare.


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