A un primo ascolto le parole del brano di questa domenica lasciano un po’ disorientati, specie quelle iniziali: sembra quasi che Gesù insegni ai commensali un trucchetto per farsi notare. Non è così, ovviamente: con le sue parole Gesù trasforma questo pranzo in una specie di parabola vivente e dà agli invitati e al padrone di casa due insegnamenti che in realtà valgono per tutta la vita, non tanto per gli inviti a tavola.
Nel banchetto della vita molti – non tutti, per fortuna – cercano sgomitando di accaparrarsi i primi posti, quelli più in vista, quelli più ammirati e desiderati: il potere e/o la celebrità. Fino a non molti anni fa le norme sociali di comportamento imponevano, magari in modo un po’ ipocrita, di non ostentare questo desiderio; oggi invece sono sempre più ammirati e considerati “vincenti” quei personaggi arroganti, prepotenti e presuntuosi che non nascondono la loro smisurata ambizione.
Ma il vero valore di una persona non è dato dal posto che occupa, né dal potere che possiede o dagli onori che riceve. Verrà il giorno in cui il padrone di casa darà a ciascuno il posto che merita e i suoi criteri sono molto diversi da quelli del mondo. Durante l’ultima cena Gesù ha detto: «Chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve» (Lc 22,27). La corsa ai primi posti finirà male: chi ha faticato, lottato, sgomitato per accaparrarseli finirà con vergogna all’ultimo posto, mentre nel regno di Dio saranno onorati dal padrone di casa gli ultimi di questo mondo e quelli che li hanno serviti.
L’altro insegnamento di Gesù riguarda la gratuità. Nel banchetto della vita moltissimi – non tutti, per fortuna – sono attentissimi alla legge del contraccambio. Ci sono anche dei proverbi a questo proposito: «Nessuno fa niente per niente», «Nemmeno il cane muove la coda per niente». Sembra quasi che la gratuità non possa esistere. Non è così, per fortuna, ma è vero che può essere molto forte la tentazione di ottenere un qualche vantaggio da quel che si fa o di ricevere ammirazione da parte degli altri. Nel discorso della montagna Gesù ha detto «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa» (Mt 6,1-2).
Competizione e interesse costituiscono la logica di un mondo che non conosce Dio, perché davanti a Lui siamo tutti ugualmente piccoli e viviamo nella consapevolezza di avere ricevuto tutto in dono, a partire da noi stessi e dalla nostra stessa vita. Umiltà e gratuità sono valori che ci permettono di vivere relazioni non competitive e conflittuali, né fondate sul tornaconto personale, relazioni buone, sincere, che fanno già pregustare la beatitudine promessa da Gesù.
Meditazione 22^ domenica del tempo ordinario 31/08/2025
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