Sto leggendo il libro pubblicato da poco di Paola (non Daria) Bignardi: “Dio, dove sei? Giovani in ricerca”, frutto di una ricerca molto accurata sulla religiosità dei giovani. Secondo l’autrice «La religione degli obblighi e dei divieti, nella cultura di oggi, è quasi sicuramente destinata a essere rifiutata. Spesso alla proposta cristiana è associata l’idea di sacrificio [… che lascia] nell’animo l’idea che la fede è qualcosa che ha a che fare con la rinuncia, con la mortificazione, termine che ha in sé l’idea di una morte. Com’è possibile che delle persone che si affacciano alla vita possano sentire come adatta a sé una proposta che chiede loro in qualche modo una morte?».
È una domanda molto impegnativa, specialmente se confrontata col Vangelo di questa domenica: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà».
Qual è il contesto di questa frase? Siamo esattamente a metà del Vangelo secondo Marco, a una svolta della missione di Gesù. Gesù non ha iniziato il suo ministero annunciando subito la sua passione e morte di croce: ha cominciato guarendo i malati e scacciando i demoni. Secondo San Giovanni ha cominciato trasformando l’acqua in vino a una festa di nozze. Ha iniziato con dei segni di vita e di gioia che hanno attirato dietro di lui molti discepoli e molta gente.
A un certo punto però molti lo hanno abbandonato e ai pochi rimasti ha cominciato a parlare della sua passione, morte e risurrezione. Dal Vangelo di oggi capiamo che all’inizio nemmeno i pochi fedeli l’hanno presa bene: Pietro ha addirittura pensato che le parole del suo maestro fossero l’eco di un momento di sconforto e ha cercato di tirarlo su di morale. Invece Gesù non era depresso, ma stava insegnando loro qualcosa che era molto difficile da accettare e che di sicuro all’inizio non avrebbero capito.
Questo mi fa pensare che ci dev’essere una gradualità nell’annuncio del Vangelo e che forse Dio stesso usa questa gradualità con noi, o almeno molti di noi: ci fa capire il significato e il valore della croce quando siamo pronti per accogliere l’invito ad andare oltre noi stessi, oltre i nostri desideri di auto realizzazione, oltre le nostre idee sulla felicità.
Non sto dicendo che dobbiamo nascondere ai bambini e ai giovani la croce e la risurrezione di Gesù, ma con loro penso si debba insistere di più sugli aspetti del messaggio cristiano (quelli veri) ai quali sono più sensibili. In fondo credo che per tutti o quasi sia andata così: chi di noi può dire di aver capito tutto il Vangelo fin dall’inizio del suo percorso? Anzi: chi di noi può credere ormai di averlo già compreso tutto?
Il Vangelo viene incontro alle attese di noi tutti, anche a quelle dei bambini e dei giovani, ma le supera, ci rivela che ci la vera gioia non è lì dove ci aspetteremmo di trovarla, nell’esaudimento di tutti i nostri desideri e di tutte le nostre voglie. Ci rivela che l’amore non consiste solo nel fare “anche” qualcosa per gli altri, magari anche tanto, ma che a un certo punto domanda di dare tutto, ed è lì che si trova la pienezza della vita. Però all’inizio non lo sappiamo: il Signore ce lo rivela quando siamo pronti, chiamandoci più vicino a sé, come ha fatto con Pietro e gli altri pochi che lo amavano e si fidavano di lui anche se non lo capivano.
Il battesimo che ci ha resi cristiani non è una semplice benedizione: ci unisce, misteriosamente, alla morte e risurrezione di Cristo. L’eucaristia che celebriamo non è una semplice preghiera comunitaria: è partecipazione alla morte e risurrezione di Cristo. Però nessun bambino lo capisce nel giorno del battesimo e quasi nessuno nel giorno della prima comunione: lo si scopre più avanti, quando arriva il momento.
Prima o poi è data a ciascuno di noi l’opportunità di dare tutto, in unione al sacrificio di Cristo.
Non con uno sforzo di volontà o per un’iniziativa, per quanto generosa, da parte nostra, ma assecondando l’iniziativa del Signore che giunge a noi attraverso gli avvenimenti della nostra vita.
Ci conduca Dio alla pienezza della vita e della gioia vera, attraverso la strada percorsa da Gesù.
Meditazione 24^ domenica del tempo ordinario 15/09/2024
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