‘Vangelo’, come sappiamo, significa “buona notizia”, “annuncio gioioso”, ma le parole di Gesù oggi suonano particolarmente dure in un tempo e una società in cui si verificano molti divorzi e separazioni. In che senso queste parole sono buon annuncio, messaggio di gioia?
Perché Gesù non si pone sullo stesso piano dei suoi interlocutori che chiedono se “è lecito” e sanno che Mosè “ha permesso”. Pongono in fondo le stesse domande che ci poniamo noi: cosa si può fare quando le cose vanno male? Quando non si riesce più a trovare l’intesa iniziale?
L’unica differenza tra la nostra situazione e la loro sta forse nel fatto che in quella società non c’era un vero e proprio divorzio: sono l’uomo poteva ripudiare, cioè mandare via, la propria moglie. Marco aggiunge anche il caso opposto perché scrive il suo Vangelo a Roma, dove anche le donne potevano divorziare. Gesù, come anche il profeta Malachia prima di lui, cerca di proteggere le donne che erano alla mercè dei loro mariti, ma non si ferma lì.
Come sempre, ci rivela il progetto di Dio, così lontano dal nostro modo di pensare e di vivere. Il Vangelo è così: ci annuncia che con la forza di Dio è possibile amare i propri nemici; porgere l’altra guancia a chi ti percuote; perdonare settanta volte sette; pregare sempre, senza stancarsi mai; fare prestiti a chi non potrà restituire; dare tutti i propri beni ai poveri e seguire Gesù…
Il Vangelo annuncia un mondo nuovo e diverso da quello in cui viviamo: possiamo entrare in esso se non facciamo affidamento sulle nostre forze ma sulla grazia di Dio. Nel caso del matrimonio, è possibile agli sposi diventare una sola carne, un’unità indissolubile, ma non semplicemente con la loro buona volontà e con un po’ di fortuna. Non basta nemmeno evitare separazione e divorzio, perché il progetto di Dio non si realizza in un’apparenza di unione che però all’interno nasconde divisione e mancanza di amore.
Il progetto di Dio è un’unione di amore che progressivamente supera gli egoismi e le chiusure: è diventare una sola carne. Ma che cos’è la carne nella Bibbia? Non è il sesso, ma il contrario dello spirito: è la debolezza, la fragilità, l’essere destinati prima o poi a morire. L’uomo e la donna si cercano reciprocamente perché si sentono mancanti, carenti, perché cercano l’uno nell’altra la propria completezza. Presto o tardi si accorgono che l’altro non può soddisfare tutti i propri desideri; non solo: l’altro chiede e a volte perfino esige la stessa cosa, cioè di rispondere ai propri bisogni e realizzare i propri desideri. Accettando di essere insieme “una sola carne”, un’unica povertà, un’unica incompletezza, una relazione nella quale si vive il “vuoto” e la carenza dell’altro come se fossero i propri, si realizza il desiderio di Dio per noi.
La parola di Gesù è buon annuncio di salvezza perché ci dice che nella fede e nell’amore è possibile donarsi davvero l’uno all’altra e che Dio stesso sostiene questo progetto di vita con il suo aiuto. Ma come in tutte le cose umane, è possibile anche il fallimento e il peccato. Il Figlio di Dio si è fatto carne, debolezza mortale come la nostra, per redimere i nostri fallimenti e perdonare i nostri peccati, perciò nessuno dovrebbe portare il peso di un peccato o di un fallimento per tutta la vita come una condanna senza appello.
D’altra parte, chiedersi “fino a che punto?”, “quando è lecito?”, “quante volte?”… è molto umano, è comprensibile, ma è l’espressione della nostra “durezza di cuore”, dell’accettare di porre qualche limite al nostro interesse, ma senza rinunciare a esso. Non è espressione del Vangelo che ci rivela e ci apre, se lo vogliamo, il mondo di Dio, il suo Regno.
Meditazione 27^ domenica del tempo ordinario 06/10/2024
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