Il brano del Vangelo di oggi è un po’ come una moneta a due facce: da una parte suona come una rassicurazione, dall’altra come una minaccia. Da una parte Gesù dice che la morte improvvisa di quegli uomini uccisi da Pilato e dal crollo della torre non era una punizione, dall’altra afferma che «se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Da una parte la parabola del fico dice la pazienza del padrone e del vignaiolo, dall’altra pone una scadenza dopo la quale l’albero sarà abbattuto. Come possiamo tenere insieme questi due aspetti così contrastanti?
In fondo è la vita stessa che contiene questi due elementi. Da una parte vediamo che il male e la morte non sono punizioni per le cattive azioni. Gli incidenti capitano quando meno te li aspetti, le violenze colpiscono spesso anche gli innocenti, malattie e morte non guardano in faccia nessuno.
Se ci fosse una punizione immediata per le cattive azioni saremmo tutti ligi e obbedienti, non per scelta ma per paura e interesse. Invece questa punizione non c’è, anzi: Dio ha pazienza e dà a tutti il tempo e le occasioni per convertirsi.
D’altra parte il nostro tempo, la vita, non ha una durata illimitata: prima o poi la fine arriva e per chi ha sprecato la propria esistenza nell’egoismo, arriva sempre troppo presto. A un certo momento non c’è più tempo e non si può più tornare indietro. Non è finita la pazienza di Dio, ma è finita la vita. Non è finita la sua misericordia: sono finite le nostre possibilità.
La possibilità migliore di tutte è accogliere l’amore di Dio rivelato da Gesù e vivere secondo il suo Vangelo: non si tratta solo di evitare di compiere il male, ma di convertirsi, che vuol dire essere rivolti verso Dio, guardare a lui, cercare la sua volontà sapendo che è il nostro vero bene.
Mi fa quasi sorridere la parabola del fico perché il padrone dice al vignaiolo: «Taglia quell’albero», ma il vignaiolo gli risponde: «Se non porterà frutti, lo taglierai tu». Sono tutti e due d’accordo sul fatto che è improduttivo e dovrebbe essere tagliato, ma nessuno dei due lo vuole fare. In fondo sono affezionati a quell’albero, gli vogliono bene, ma anche gli alberi non vivono per sempre.
“Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore” (Sal 89,12). La vita è tutta una possibilità di bene: non sprechiamola, perché la fine – quando arriverà, e prima o poi arriverà – sia un coronamento e non una rovina.
Meditazione 3^ domenica di Quaresima 23/03/2025
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