L’episodio di oggi conclude il capitolo 10 del Vangelo secondo Marco e riprende i temi degli altri episodi di questo capitolo che ci ha detto – in modo narrativo – come essere seguaci di Gesù.
All’inizio il cieco Bartimeo grida la sua preghiera e chiede pietà, misericordia. I discepoli di Gesù, che in questo capitolo avevano già cercato di allontanare i bambini perché non disturbassero il maestro, cercano di zittire anche il cieco: pregare va bene, ma non bisogna esagerare… Invece Gesù lo fa chiamare e lui getta via il suo mantello, il suo unico possesso, per correre dal Signore: poco prima il cosiddetto giovane ricco non era stato capace di abbandonare le sue ricchezze, invece Bartimeo abbandona anche il poco che ha perché spera di ricevere qualcosa di meglio.
Gesù gli chiede cosa vuole che faccia per lui e Bartimeo domanda di poter vedere di nuovo.
Come mai il Signore ha chiesto una cosa così ovvia? Perché è importante per noi dare il giusto nome ai nostri desideri: Dio sa di cosa abbiamo bisogno veramente, ma molto spesso noi possiamo arrivare a capirlo solo un po’ alla volta, dipanando il filo dei nostri desideri fino ad arrivare a quelli più profondi e più autentici, a ciò che Dio vuole donare a noi per il nostro bene.
Infatti poco prima la stessa domanda era stata rivolta a Giacomo e Giovanni e loro avevano chiesto posti di onore e di potere nel regno di Dio: avevano ancora molta strada da fare prima di imparare a desiderare i desideri del loro Maestro.
Nel cieco Bartimeo invece abbiamo l’immagine del discepolo “come dovrebbe essere”: in che senso? All’inizio del brano si dice che era seduto «lungo la strada» e alla fine che seguiva Gesù ancora «lungo la strada»: in italiano usiamo le stesse parole, ma in greco è scritto che Bartimeo era seduto “accanto alla via”, perciò fuori di essa, mentre alla fine seguiva Gesù “nella via”. Al tempo in cui Marco scriveva il suo Vangelo i discepoli di Gesù erano già chiamati cristiani, ma il cristianesimo non era ancora chiamato così: era chiamato semplicemente “la via”. Bartimeo ha imparato a seguire Gesù “nella via”. Tutto qui? In un certo senso, sì.
Il giovane ricco era tutto preoccupato di cosa doveva fare per avere la vita eterna. Quando chiedo a bambini, giovani e adulti chi è il cristiano, quasi tutti e quasi sempre mi rispondono che il cristiano è uno che fa certe cose e ne evita altre, che osserva i comandamenti e in generale si comporta bene, o almeno dovrebbe farlo, proprio come il giovane ricco. Ma pur avendo sempre osservato i comandamenti, quell’uomo non è riuscito a diventare discepolo di Gesù perché la sua buona volontà, come la nostra, non basta a realizzare il regno di Dio: un mondo senza ricchi e senza poveri in cui tutti sono fratelli e sorelle. Non basta neanche a liberarci dalla preoccupazione per il futuro e dall’egoismo che mettono limiti fin troppo stretti alla generosità e alla disponibilità.
Bartimeo invece sapeva di essere cieco e fuori dalla via, per questo sapeva di aver bisogno della misericordia del Signore e il Signore lo ha esaudito facendo sì che potesse seguirlo, mentre il ricco non aveva potuto.
I discepoli di Gesù non sono perfetti: noi non siamo perfetti. Abbiamo sempre bisogno della sua misericordia per non restare fuori della via e per quanto riguarda i valori del Vangelo siamo tutti più o meno selettivamente ciechi. È naturale chiedersi “che cosa devo fare?”, ma è più giusto chiedere di essere guariti nei nostri desideri che sono tanto spesso diversi dai pensieri di Dio. Non siamo noi a salvarci con la nostra bravura, ma è il Signore che ci apre gli occhi sulla verità di noi stessi e ci rimette in cammino.
Meditazione 30^ domenica del tempo ordinario 27/10/2024
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