Meditazione 1^ domenica di Quaresima 18/02/2024

Il Vangelo della prima domenica di Quaresima ci riporta indietro nella lettura del primo capitolo del Vangelo secondo Marco. Questi versetti erano stati saltati in precedenza proprio per riservarli all’inizio della Quaresima: ogni anno infatti in questa domenica si legge un brano del Vangelo che parla delle tentazioni di Gesù. A differenza di Matteo e di Luca, Marco non le descrive, ma si limita a soli due versetti, seguiti dai due successivi che parlano dell’inizio del ministero di Gesù.
Il v. 12 dice che (dopo il suo battesimo nel Giordano) «subito lo Spirito lo sospinse nel deserto», anzi «lo scacciò», perché il verbo greco indica un’azione molto violenta. Dobbiamo pensare che Gesù abbia sentito dentro di sé un impulso irresistibile a ritirarsi nella zona desertica vicina al fiume. Il versetto successivo aggiunge che «nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana.
Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano». Satana, angeli e bestie selvatiche… è un linguaggio lontano dal nostro e dobbiamo cercare di capirlo.
Quali tentazioni possono esserci nel deserto? Non c’è niente da rubare, non c’è nessuno con cui litigare, non ci sono sostanze con cui ubriacarsi. In effetti le occasioni di peccato sono esterne, ma le tentazioni nascono da dentro di noi, dai nostri desideri, quando desideriamo qualcosa che non è bene oppure qualcosa di buono ma fuori misura, fuori tempo o al di là del lecito. Oggi molte persone vorrebbero prendersi un po’ di tempo per tirare il fiato dalla frenesia del quotidiano e per cercare Dio, ma appena ci si ferma si è assaliti da pensieri, preoccupazioni, immaginazioni. Il disordine della nostra vita non dipende solo dalle circostanze esterne, che pure influiscono, ma nasce da dentro di noi.
Le tentazioni che Gesù ha vinto riguardavano (secondo Matteo e Luca) i pensieri sul suo futuro ministero, sul modo in cui avrebbe dovuto esprimere concretamente il suo essere Figlio di Dio.
Anche le nostre tentazioni riguardano il nostro modo di vivere e in ultima analisi il modo in cui realizzare o non realizzare il nostro essere figli di Dio rinati nel battesimo. Fin da allora infatti abbiamo rinunciato a Satana e a tutte le sue seduzioni per non vivere schiavi del peccato, ma a differenza di Gesù questa rinuncia non è mai compiuta una volta per tutte: si deve rinnovare ogni giorno guardando con onestà dentro di noi. Tanto per fare un esempio, a volte diciamo: «Mi ha fatto arrabbiare», mentre invece dovremmo dire: «Mi sono arrabbiato con lui/lei», perché le provocazioni ce le mettono gli altri, ma la rabbia è la nostra, deriva dalle nostre attese e a volte dalle nostre pretese che gli altri siano diversi da come sono.
Tuttavia sant’Antonio abate, il primo monaco cristiano, diceva: «Nessuno, se non è tentato, può entrare nel regno dei cieli; di fatto, togli le tentazioni e nessuno si salva». Credo significhi che le tentazioni non sono necessariamente negative: ci costringono a usare la nostra libertà, ci aiutano a conoscere noi stessi, ci rendono umili e ci spingono a chiedere aiuto a Dio.
Dentro di noi però non ci sono solo tentazioni e disordine, ci mancherebbe! Dentro di noi abita la presenza di Dio che ci manda i suoi messaggi e i suoi messaggeri, in greco: angeli. Ma anche per cogliere questi messaggi, come per comprendere l’origine delle tentazioni, occorre fermarsi, fare silenzio, concedersi spazi di consapevolezza. La Quaresima può essere un tempo opportuno per fare questo.
Il primo angelo, il primo messaggero che viene a noi oggi è Gesù stesso che dice: «Convertitevi e credete al Vangelo», vale a dire: «Volgetevi a me con fiducia». Per noi, all’inizio di questo cammino quaresimale, è un invito a non restare chiusi in un’autoanalisi che può mostrarci solo le nostre miserie e portarci al pessimismo. Prendere consapevolezza di quanto si muove in noi è importante per non vivere con gli occhi bendati e non essere trascinati qua e là da forze di cui non siamo consapevoli, ma è ancora più importante confidare in Dio e usare anche le tentazioni per unirci più strettamente a lui.


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