Il brano del Vangelo di questa domenica viene letto ogni anno e parla anche di “segni”: sono i miracoli di Gesù che però nel quarto Vangelo non sono chiamati miracoli o prodigi, ma segni, perché il loro scopo non era stupire, ma indicare, condurre alla fede. Sappiamo dai Vangeli che molti si meravigliavano perché Gesù compiva i suoi miracoli di nascosto, lontano dalla folla. I suoi parenti addirittura lo rimproverarono per questo motivo e gli consigliarono caldamente di farsi un po’ più di pubblicità. Ma lui non voleva stupire con effetti speciali: voleva suscitare la fede, cioè la fiducia in lui e nel Padre. E la fiducia non si può imporre, nemmeno con i miracoli più sbalorditivi.
Infatti fu accusato di scacciare i demoni in nome del principe dei demoni e fu sfidato a dare un segno dal cielo, perché per i suoi avversari i segni che aveva dato non erano mai sufficienti.
Mi viene in mente un’immagine proprio di questi ultimissimi giorni: la fotografia che gira sui social delle scarpe di Papa Francesco nella bara. Penso a quanto è stato criticato Papa Benedetto per le sue scarpe rosse (che portavano anche i suoi predecessori) e a quanto è stato lodato Papa Francesco per le sue scarpe ortopediche nere. Giudicare un pontificato dal tipo di scarpe calzate dal Papa è quantomeno riduttivo, per non dire altro, ma fa capire quanto ci sia bisogno di segni, di particolari che suggeriscano, alludano, indichino. Ovviamente non basta: i segni poi vanno interpretati, confrontati, compresi: vedere può essere emozionante, ma bisogna anche ascoltare e pensare, per capire e decidere.
Noi non possiamo più vedere i segni (miracoli) di Gesù, ma possiamo ancora ascoltare ciò che è stato scritto dai loro testimoni per decidere a chi dare la nostra fiducia, in chi riporre la nostra fede: «Questi segni sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome». «Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Non possiamo vedere ma possiamo ascoltare e cercare di capire e decidere.
Non sappiamo chi sarà il prossimo Papa, ma certamente avrà la responsabilità di essere un segno per il mondo di oggi anche nelle piccole scelte, come il suo predecessore, ma la responsabilità della testimonianza non potrà ricadere tutta su di lui: anche i cardinali, i vescovi, i preti e ogni cristiano, uomo o donna, deve essere un segno con la propria vita, anche nelle scelte quotidiane.
Rosario Livatino, il “giudice-ragazzino” ucciso dalla mafia a 37 anni nel 1990 e beatificato il 9 maggio 2021, scrisse: «Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili».
Meditazione 2^ domenica di Pasqua 27/04/2025
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