Meditazione 26^ domenica del tempo ordinario 01/10/2023

Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli».
Pur nella mia ignoranza sono un estimatore dell’ebraismo e leggo con interesse testi antichi e recenti di pensatori ebrei. Recentemente ho letto un libro dello scrittore Eli Wiesel, premio Nobel per la pace, nel quale sono raccolte sei lezioni tenute all’università di Bologna (Sei lezioni sul Talmud). Nella terza si legge: «Se un profeta e un saggio sono in conflitto per una questione legale di pertinenza talmudica, non è la voce del profeta che prevale, bensì quella del saggio».
Per comprendere questa affermazione ricorro alla citazione di un sito di cultura ebraica (http://www.e-brei.net/articoli/talmud/talmudi.htm) che spiega il passo di Dt 30,12 «la Torah non è in cielo». «Essa è stata consegnata all’uomo perché la interpreti e prenda le sue decisioni seguendo la maggioranza, di fronte a cui nulla valgono le voci celesti, le pretese illuminazioni sovrannaturali o le nuove rivelazioni. Sentiamo un altro Midrash che conferma queste parole: questa legge non è in cielo: disse Mosè a Israele: non dite verrà un altro Mosè e ci porterà un’altra Torah dal cielo. Vi avverto: non è in cielo, cioè su in cielo non ne è rimasta nulla, non ne è rimasta neppure una lettera […]. Qualsiasi uomo, ebreo o non-ebreo, anche capace di compiere prodigi e miracoli, che dovesse venire ad aggiungere o togliere una parte della Torah o uno dei suoi precetti non potrebbe godere di alcun credito. Tutto è già stato scritto nella Torah e sta all’uomo compiere lo sforzo per dedurlo dal testo».
È un modo di pensare affascinante, soprattutto per la nostra mentalità contemporanea: non c’è un’autorità che possa imporre una decisione, ma tutto è affidato (direi “democraticamente”) al continuo lavorio dell’interpretazione e al parere della maggioranza. Tra l’altro, questa impostazione che si affida alla saggezza condivisa mette al riparo dal seguire falsi profeti, santoni e sedicenti veggenti che tanto male hanno procurato e procurano.
Contemporaneamente, però, è di ostacolo anche nel seguire la voce dei veri profeti che infatti – non solo in Israele – vengono sempre perseguitati perché portatori di una parola diversa da quella che la maggioranza – anche la maggioranza dei saggi – si aspetta di sentire.
Gesù, come e più di Giovanni e degli altri profeti che lo avevano preceduto, non poteva essere accolto dalla maggior parte dei maestri della Legge perché aveva la pretesa di parlare con autorità divina, grazie alla quale intendeva perfezionare, “portare a compimento” la Legge. È questa, se capisco bene, anche la tesi del rabbino Jacob Neusner nel suo libro (raccomandato da Papa Benedetto XVI): Un rabbino parla con Gesù (ediz. San Paolo 2013).
È vero che – sempre nel libro del Deuteronomio – Mosè dice anche: «Il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta pari a me; a lui darete ascolto. […] io susciterò loro un profeta in mezzo ai loro fratelli e gli porrò in bocca le mie parole ed egli dirà loro quanto io gli comanderò» (Dt 18,15.18). Per questo ai tempi di Gesù molti aspettavano la venuta del Profeta, cioè quel profeta pari a Mosé che era stato promesso (cf. Gv 1,21). Ma quando hanno dovuto scegliere tra il Profeta e la Legge, i maestri, i saggi hanno scelto la Legge, mentre i peccatori, i pubblicani e le prostitute, sono stati ben contenti di accogliere il profeta Gesù che si mostrava misericordioso e accogliente nei loro confronti, incarnando il perdono di Dio.
Cosa mi dice tutto questo?
Mi sembrano tante le persone che oggi corrono qua e là alla ricerca di pretese visioni e irruzioni del sacro nel mondo, e forse questo accade anche perché in alcuni casi la Chiesa gerarchica si è mostrata poco misericordiosa, troppo attaccata alla legge (non a quella di Mosè, ma al diritto canonico, magari interpretato in senso restrittivo). Ma Gesù è venuto per gli ammalati, non per i sani, per i peccatori, non per i giusti, perciò la Chiesa deve proseguire la sua missione con il suo stesso Spirito, spirito di accoglienza e di misericordia. Quando Papa Francesco dice queste cose, viene molto criticato da certi “saggi”, autoproclamati custodi dei valori.
Inoltre deve (dobbiamo) cercare di ascoltare i profeti – anche minimi, ma sempre scomodi – perché se è vero che il Padre ci ha già detto e ci ha già dato tutto in Gesù Cristo, può ancora intervenire, può ancora dire una parola per farci entrare in testa e nel cuore quel che noi non abbiamo ancora capito e accolto.


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