Meditazione 28^ domenica del temp ordinario 15/10/2023

La parabola di questa domenica in realtà è composta da due diverse parabole.
La prima rientra nei discorsi polemici che Gesù tiene a Gerusalemme alla fine della sua vita: rimprovera i capi del popolo di non averlo accolto, come non avevano accolto gli altri profeti prima di lui. Perciò, al posto degli invitati alle nozze scortesi e perfino assassini, il re inviterà alla festa altri commensali, “buoni e cattivi”, cioè senza nessun loro merito precedente, senza che si siano guadagnati questo invito.
Quest’ultima annotazione può essere fraintesa nel senso che questi ultimi commensali possano anche permettersi di essere cattivi, come i primi inviati. Ecco allora la seconda parabola, quella dell’invitato senza l’abito nuziale: l’invito fu gratuito, non fu in alcun modo meritato in precedenza, ma questo non significa che i commensali possano permettersi di mancare di rispetto a colui che li ha invitati. Come sono stati puniti i primi, possono essere puniti anche i secondi.
Di recente ho letto un articolo del sociologo Franco Garelli pubblicato l’8 agosto scorso sulla rivista online Settimananews. Riportava alcuni dati di un’indagine condotta nel 2022 dall’ISTAT, secondo la quale negli ultimi 20 anni (dal 2001 al 2022) il numero dei praticanti regolari si è quasi dimezzato (passando dal 36% al 19%) mentre i mai praticanti sono raddoppiati (dal 16% al 31%).
In questo arco di tempo la tendenza al ribasso è stata progressiva di anno in anno, a eccezione di un picco all’ingiù registrato nell’ultimo periodo, coinciso con l’esplosione del Covid. La riduzione della pratica religiosa ha coinvolto tutte le età, ma si è manifestata soprattutto tra i giovani dai 18 ai 24 anni e tra gli adolescenti (14-17 anni). I bambini dopo il lockdown sono tornati in gran parte nelle parrocchie per la catechesi e i momenti di socializzazione, ma non ai riti comunitari. Una volta avrei attribuito questa scelta ai loro genitori, ma ora non ne sono più tanto sicuro: sempre più spesso mi accorgo che ci sono genitori che lasciano scegliere ai loro figli.
Questa drastica diminuzione della partecipazione alla Messa non è una sorpresa: dal mio limitato punto di vista me ne ero già accorto e anche i sacerdoti di altre parrocchie me lo avevano confermato, ma leggere queste cifre mi fa nascere tante domande.
Sono consapevole che la parabola di Gesù non parla della frequenza alla Messa festiva però è vero che la Messa vuol essere segno e anticipazione del banchetto celeste, infatti prima della comunione il sacerdote mostra ai fedeli l’Ostia consacrata e dice: «Beati gli invitati alla cena dell’Agnello». Perché tanti invitati oggi rifiutano l’invito? Alcuni lettori dell’articolo hanno preso posizione: ovviamente ognuno ha il suo punto di vista e spesso punta il dito per individuare responsabilità, dato che è difficile indicare soluzioni.
Qui non voglio aggiungere la mia analisi o le mie proposte, anche se questa situazione mi tocca da vicino e mi fa male perché mi sento corresponsabile. Qui voglio solo ricordare a me e a chi ascolta queste letture partecipando alla Cena dell’Agnello che attraverso i gesti e le parole del rito noi siamo invitati a una più stretta intimità con Gesù. Ci sono sicuramente cose più divertenti o più riposanti da fare alla domenica, ma chi accoglie l’invito del Signore entra misteriosamente con lui nel cenacolo, può sentirsi perdonato e accolto da lui, può ascoltare la sua voce, può mettere come Giovanni la propria testa sul petto di Gesù e sentire i battiti del suo cuore, nutrire la propria vita col sacrificio di Cristo e ricevere la responsabilità di una missione nel mondo.
La fede ci permette di andare oltre le apparenze, oltre al fatto che la chiesa (come edificio) sia bella o brutta, che i canti siano stonati o emozionanti, che l’omelia sia ispirata o no: oltre i segni sensibili ci è data la possibilità di entrare in comunione sempre più profonda col Signore Gesù che dona se stesso, corpo e sangue, sulla croce, per amore.
Buoni e cattivi come siamo (ognuno di noi è un po’ buono e un po’ cattivo) il Signore ci ha invitati a partecipare, a condividere i suoi sentimenti, i suoi desideri, le sue scelte e la sua gioia.
L’abito nuziale, il vestito bello che dobbiamo indossare per partecipare a questa festa non è questione di apparenza, non è un rivestimento esteriore: è la veste candida del nostro battesimo, è la nostra identità di figli di Dio. Nel libro dell’Apocalisse sta scritto che la sposa dell’Agnello, la Chiesa, è rivestita di una veste di lino puro splendente, e la veste di lino sono le opere giuste dei santi (Ap 19,8).


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