Meditazione Battesimo del Signore 07/01/2024

Anticamente erano tre i vangeli che si leggevano nella festa dell’Epifania: l’adorazione dei Magi, il battesimo del Signore e le nozze di Cana, perché in questi episodi diversi Gesù si era manifestato al mondo (Epifania vuol dire infatti “manifestazione”). Per questo la Chiesa celebra il battesimo del Signore la domenica successiva all’Epifania.
La liturgia quest’anno ci fa leggere il Vangelo secondo Marco, il più antico, nel quale si dice che Gesù «vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba». So di averlo già detto e scritto in passato e chiedo scusa se mi ripeto, ma è molto importante capire il senso di questo episodio: Gesù inizia la sua missione e si rivela al mondo mescolandosi a un gruppo di peccatori e chiedendo a Giovanni di essere purificato, come se ne avesse bisogno. È la scelta che porterà avanti per tutta la vita: invece di separarsi dai peccatori, come facevano i giusti farisei, si mescolerà con loro, si farà ospitare da loro, mangerà con loro, si lascerà toccare da loro… Alla fine morirà della morte degli “scomunicati” (cf. Gal 3,13; Dt 21,23) in mezzo a due malfattori.
Tutto comincia però quel giorno, col battesimo mediante il quale Gesù si mescola ai peccatori senza distinguersi da loro, facendosi anzi uno di loro, pur non avendo mai peccato. Con il suo battesimo Gesù ha scelto di diventare nostro fratello e di conseguenza, con il battesimo anche noi diventiamo fratelli di Gesù e quindi figli di Dio.
Gesù ha scelto di diventare fratello dei peccatori non perché fossero simpatici o in fondo migliori di quelli che li giudicavano, ma perché «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati» (Mc 2,17). Questa scelta gli ha attirato critiche feroci: «Non diciamo con ragione noi che sei un Samaritano (cioè un eretico) e hai un demonio (cioè “sei pazzo”)?». Non erano critiche di tipo accademico: un po’ alla volta sono sfociate nella sua condanna a morte. Erano espressioni di violenza, per questo Gesù disse nel Discorso della montagna: «Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna» (Mt 5,21-22).
Nella prima parte del secolo scorso noi cattolici eravamo molto aggressivi – verbalmente – nei confronti di… tutti gli “altri”: atei, massoni, ebrei, protestanti (“eretici”) e ortodossi (“scismatici”).
Oggi sembra che l’aggressività si sia spostata soprattutto all’interno della Chiesa: anche tra cattolici oggi volano accuse molto pesanti e la fraternità sembra solo un miraggio. Nemmeno il Papa viene risparmiato dalle accuse di eresia, soprattutto quando cerca di aprire una porta, o almeno uno spiraglio, a coloro che erano esclusi dalla partecipazione alla vita sacramentale.
Il mondo si divide ancora tra giusti e peccatori, e i giusti ritengono doveroso tenere a distanza i peccatori, come ai tempi di Gesù. Per questo Isacco di Ninive (VII sec.) diceva giustamente: «Colui che riconosce i propri peccati è più grande di colui che risuscita i morti».
Gesù, nel suo battesimo, ha accolto come suoi fratelli e sorelle tutti i peccatori, ma poi questi peccatori e peccatrici hanno ritenuto di dover fare delle graduatorie: c’è chi si riconosce peccatore, ma fino a un certo punto; peccatore sì, ma non come certi altri!
La festa del battesimo del Signore ci fa riflettere sull’umiltà di Gesù che non si vergognò di essere chiamato «amico dei pubblicani e dei peccatori» (Mt 11,19; Lc 7,34) e ancora oggi attende a braccia aperte chi lo cerca. Un santo molto amato da noi padovani, padre Leopoldo Mandić, era così misericordioso con i suoi penitenti che i superiori gli fecero rifare l’esame di teologia morale, pensando che non avesse capito bene come si doveva amministrare la misericordia divina. Lo rimproveravano dicendo: «Hai la manica così larga che ci passa tutto il carro con i buoi». Lui rispondeva: «Ho imparato da quello che non ha le maniche».
Ci conceda il Signore il dono dell’umiltà verso di noi e della misericordia verso i fratelli.


Pubblicato

in

da

Tag: