La celebrazione di oggi inizia con la benedizione delle candele che poi portiamo in processione perché, secondo le parole del vecchio Simeone, Gesù è la «luce per illuminare le genti e gloria (cioè: “splendore”) del popolo di Israele». Come dice il Salmo 27: «Il Signore è mia luce». Ma cosa significa questa espressione? Tante cose, sicuramente più di quelle che riesco a nominare. Provo però a ricorrere almeno a tre immagini.
Tre settimane fa abbiamo battezzato un bambino, Leo, durante la Messa. Per buona parte del rito ha pianto con tutte le sue forze (che non erano poche!) probabilmente perché aveva fame. Ma appena il suo papà ha acceso la candela al cero pasquale, Leo ha smesso di piangere perché è rimasto affascinato dalla luce, e addirittura tendeva le mani per cercare di toccare la fiamma.
D’altra parte anch’io, ogni volta che mi sono seduto davanti al fuoco, con gli scout o davanti a un caminetto, sono rimasto un po’ ipnotizzato perché la luce, specialmente quella di una fiamma, pur essendo sempre se stessa cambia continuamente, è viva, è bella, affascina. Anche prima e al di là dei ragionamenti, attira a sé. Così è il Signore: come la luce, il suo amore e la sua bontà ci fanno desiderare di essere più vicini a lui. Il bene non è solo giusto e doveroso: è anche bello, attraente come la luce di una fiamma. Ci dà il desiderio e la speranza di poterlo avvicinare, e questo ci dà forza, ci fa cambiare in meglio.
Mi vengono poi in mente le immagini degli astronauti, quando escono dalla stazione orbitale per una “passeggiata spaziale”: lo spazio intorno a loro è tutto nero, ma la tuta spaziale è di un bianco abbagliante. I raggi luminosi del sole attraversano il vuoto, buio, e rimangono invisibili fino a quando non vanno a colpire un oggetto, facendolo risplendere. La luce in sé non si vede, ma fa vedere tutto. Così il Signore è in mezzo a noi, ma rimane invisibile, non si manifesta fino a quando la sua parola non va a impattare sulla nostra vita. Quando il suo Vangelo ci tocca, ci colpisce, la nostra vita si trasfigura, diventa splendente.
E ancora, come dice un salmo, il Signore e la sua parola sono “Lampada per i miei passi, luce sul mio cammino” (Sal 119,105): mi illuminano, mi aiutano a non agire a caso, a prendere decisioni sensate, a orientarmi nella giusta direzione. Nella vita ci possono essere dei periodi bui, di smarrimento, a causa di un dolore o di un imprevisto, oppure di una tentazione. Si perdono i punti di riferimento, si mettono in discussione tutte le scelte fatte fino a quel momento o ci si rassegna per stanchezza a proseguire sulle strade percorse fino a quel momento, ma senza slancio, senza passione. Solo una relazione anche affettiva con il Signore e con la sua parola ci può illuminare in quei momenti. La luce divina del Salvatore non è contemplata in sé, ma illumina il cammino avanti a noi, le scelte, le possibilità: ci fa immaginare e desiderare un futuro realizzabile insieme a lui.
Il Signore è luce come bellezza che ci attrae; è luce che fa splendere la nostra vita; è luce che orienta il nostro cammino. Andiamo con gioia incontro al Signore, nostra luce.
Meditazione Candelora 02/02/2025
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