La celebrazione di oggi si chiama “Commemorazione di tutti i fedeli defunti”. Vorrei soffermarmi su questa parola: commemorazione, che significa “ricordare insieme”. Quasi sempre, quando presiedo un funerale, qualcuno chiede di prendere la parola per ricordare la persona defunta. Di per sé, un funerale cristiano dovrebbe celebrare soprattutto il futuro, la vita eterna, il compimento della virtù teologale della speranza. Tuttavia, nel momento del passaggio da questa vita alla vita eterna anche il ricordo è importante: non tocca a noi giudicare l’esistenza di una persona, ma non le si può dare l’ultimo saluto a prescindere da ciò che ha vissuto e da quel che ha realizzato. Il senso della vita di ciascuno di noi è la vita stessa, quel che riusciamo a realizzare con quel che ci è stato messo a disposizione. Nel ricordo onoriamo l’opera compiuta da chi in quel momento si presenta davanti a Dio.
Nella Bibbia la memoria ha una grande importanza: ricordare ciò che ha fatto il Signore significa essergli grati e rinnovare l’alleanza con lui, mentre invece dimenticare le opere di Dio, perderne la memoria, conduce all’ingratitudine e da lì alla disobbedienza del peccato. E non solo le opere di Dio si devono ricordare, infatti nella Lettera agli Ebrei si legge: «Ricordatevi dei vostri capi, i quali vi hanno annunciato la parola di Dio. Considerando attentamente l’esito finale della loro vita, imitatene la fede» (Eb 13,7). Ricordare gli esempi di chi ci ha preceduto nel cammino della fede ci aiuta ad affrontare le prove del tempo presente, come loro hanno fatto nel loro tempo.
Non sempre, però, nella vita di chi ci ha preceduto ci sono opere straordinarie da ricordare. Molto più di frequente, durante i funerali, i parenti e gli amici ricordano cose semplici, come i bei momenti trascorsi insieme e condivisi: il cibo, le passioni, i giochi, i viaggi… attività gratuite nelle quali si è espresso spontaneamente l’amore. Quando ascolto questi discorsi mi viene spontaneo pensare a quanto tempo e quante energie dedichiamo (giustamente) ai nostri doveri e ad acquisizioni più o meno materiali, mentre poi quello che si ricorda volentieri intorno a una bara sono soprattutto gli abbracci, le risate, le parole, le lacrime e tutte quelle cose che non sono monetizzabili e non si imparano con lo sforzo. Allora ricordare significa dare una gerarchia di importanza alle nostre azioni, rimettere un po’ di ordine nella nostra vita.
E poi c’è una frase che viene pronunciata spesso in queste occasioni: «Vivrai per sempre nel nostro ricordo». In realtà, siccome noi non vivremo per sempre, nemmeno i nostri ricordi sono eterni. Tuttavia, in questa promessa c’è qualcosa: la nostra memoria non riesce a trattenere tutto, perciò dimentichiamo tante cose e cerchiamo di ricordare solo quelle importanti. Mantenere vivo il ricordo dei nostri defunti significa affermare il loro valore anche se non sono più tra noi. Non sono oggetti da rimpiazzare: sono unici e preziosi. Anche il buon ladrone nell’ultimo istante della sua vita ha chiesto a Gesù: «Ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». La memoria di Dio non dimentica mai nessuno e non lascia cadere nel nulla quelli che ha amato.
Meditazione Commemorazione dei defunti 02/11/2025
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