Meditazione Immacolata 08/12/2023

Nelle letture e nelle preghiere di questa festa ritorna una parola che mi fa pensare: mi accorgo che nel corso degli anni sono ritornato spesso a parlare di questo tema in questa ricorrenza. La parola è ‘predestinazione’. Nel prefazio si dice che Maria, sopra ogni altra creatura, è stata predestinata a diventare un “sublime modello di santità e avvocata di grazia” per il popolo di Dio. Ma nella seconda lettura, dalla Lettera agli Efesini, si dice che anche noi siamo stati “scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità”, predestinati “a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo. In lui siamo stati fatti anche eredi, predestinati a essere lode della sua gloria”.
Di predestinazione non si parla, specialmente tra noi cattolici, perché è un’idea che sembra contraddire la nostra libertà: se uno è predestinato a diventare santo, oppure dannato, come potrà decidere diversamente? E se non potrà, allora non è libero. Ma se non è libero, non è responsabile del bene o del male che fa: è “programmato” in un certo modo, come un robot, ed esegue semplicemente quel che altri hanno deciso al posto suo.
Invece, anche se siamo soggetti a tanti condizionamenti, siamo responsabili delle nostre azioni, siamo in grado di scegliere tra il bene e il male. Allora cosa significa questa “predestinazione”?
Prima di tutto significa che non siamo in questo mondo per caso. Ognuno di noi è una figlia o un figlio voluto e amato da Dio. Ognuno: anche quelli che sono nati apparentemente per caso o per errore, anche quelli che sono stati abbandonati o rifiutati alla nascita. Per Dio nessuno di noi è un errore o un caso, nessuno è abbandonato: siamo tutti figlie e figli voluti, scelti e amati.
Poi, ‘predestinati’ significa che Dio sa dove ci vuole condurre: la libertà che lui ci ha donato può rendere il percorso più o meno facile o difficile, lineare o tortuoso, ma il Signore vuole che un giorno possiamo comparire dinanzi a lui “santi e immacolati nella carità” e per questo ci accompagna con il suo aiuto lungo il cammino.
A volte Dio è stato descritto come una specie di giudice di gara, imparziale e distaccato, che aspetta la fine delle vicende umane, individuali e collettiva, per emettere la sua sentenza definitiva e inappellabile. Questo modo di considerarlo contraddice ciò che ci ha rivelato Gesù: Dio è Padre è un padre non è mai distaccato e indifferente al destino dei propri figli, anche se li lascia liberi.
La cosiddetta “predestinazione” è il desiderio di Dio, perciò non un desiderio vago e inefficace, ma il desiderio dell’Onnipotente, di Colui che sa trovare una strada che conduce alla libertà anche in mezzo al mare, una via di salvezza in mezzo alle nostre debolezze e ribellioni.
L’autore della lettera non si sogna nemmeno di negare la libertà degli Efesini, non si rivolge a loro come a persone “programmate”: infatti nei capitoli successivi moltiplica le esortazioni e le raccomandazioni che non avrebbero senso se non si rivolgessero a persone libere di scegliere tra il bene e il male. Ma l’inizio della lettera parla di predestinazione perché si rivolge a persone che hanno già accolto il Vangelo e si sono già incamminate sulla strada del rinnovamento della loro vita: stanno già camminando verso la meta alla quale Dio li vuole condurre. È quindi un invito a fidarsi e affidarsi a Colui che li ha chiamati e ci ha chiamati.
Predestinata è stata anche Maria: predestinata a essere la madre del Cristo; ma anche la sua libertà è stata rispettata, come si legge nel Vangelo di oggi. La sua libertà non si è mai macchiata con la ribellione, mentre noi non possiamo dire altrettanto, eppure lo stesso potere che ha creato l’Immacolata un giorno porterà a termine anche in noi la sua opera di salvezza.
Non siamo soli nel cammino, e anche se a volte ci sembra di girare a vuoto o fuori strada, il Signore sa come condurre ciascuno di noi alla sua casa.


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