Meditazione Messa del giorno di Natale 25/12/2023

Mio nonno, che era ateo, diceva: «Dio non lo ha mai visto nessuno» e con questo pensava di aver sistemato la questione. Quando gli ho detto che questa frase era scritta nel Vangelo, nel prologo di Giovanni, c’è rimasto un po’ male, anche se ovviamente non ha cambiato idea.
Però le cose stanno esattamente così: Dio non lo ha mai visto nessuno, ma è Gesù che ce lo ha rivelato, o “raccontato”, secondo un’altra possibile traduzione.
Nel Natale noi celebriamo il modo in cui è avvenuta questa rivelazione. Gesù non ha scritto un libro di teologia e non ha risposto apertamente a tutte le nostre domande su Dio, sul perché la creazione è fatta così e soprattutto sul perché del male e del dolore. In Gesù Dio ha vissuto una vita umana, totalmente umana dalla nascita alla morte. San Paolo dirà: «È in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità» (Col 2,9).
Certamente Gesù ci ha detto alcune cose, in parabole, ma soprattutto ci ha fatto vedere la vita di Dio in una vita umana: ci ha raccontato Dio con la sua vita. Gli evangelisti a loro volta ci hanno raccontato questa vita, o almeno una parte di essa: non hanno detto quasi nulla della sua cosiddetta “vita nascosta”, molto probabilmente perché non è avvenuto nulla di straordinario (e questo, per le idee che avevamo su Dio, è davvero straordinario); hanno riassunto in pochi capitoli la sua “vita pubblica”, cioè la sua missione; hanno descritto minuziosamente le ultime ore della sua esistenza terrena e poi hanno di nuovo riassunto brevemente le apparizioni del Risorto.
Evidentemente avevano capito che il punto più importante è il modo in cui Dio ha preso su di sé e ha vissuto il dolore umano e la morte, ma in fondo tutto era già cominciato con la sua nascita: la povertà, la precarietà, il non trovare accoglienza, la persecuzione, l’emigrazione forzata…
Dio nessuno lo ha mai visto e quindi possiamo dire di lui in verità solo quel che Gesù ha detto e ha fatto: la sua accoglienza, la sua compassione, la sua misericordia, la sua cura per tutti i sofferenti, di qualsiasi tipo, ma anche la sua indignazione e le sue denunce, che alla fine gli sono costate la vita.
Ma all’inizio non ha detto e non ha fatto nulla: come bambino appena nato non parlava e aveva bisogno di essere accudito, nutrito, scaldato e protetto. Da soli non saremmo mai arrivati ad affermare questo, di Dio. Eppure, alla fine, quando finalmente lo incontreremo faccia a faccia, ci dirà proprio questo: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero nudo e mi avete vestito, ero forestiero e mi avete ospitato, ero malato e in carcere e mi avete visitato».
Da che mondo è mondo tutti i popoli pensano agli dei come a esseri potenti e temibili, davanti ai quali bisogna sottomettersi, mettersi in ginocchio. In Gesù Dio si è raccontato diversamente: si è messo in ginocchio e ha lavato i piedi degli uomini, ma prima ancora si è lasciato accudire, si è messo nelle nostre mani bisognoso di tutto, inerme, senza poter pretendere nulla.
Non è vero che oggi non si crede in Dio: nel mondo la maggior parte delle persone ci crede e anche da noi molti pensano che esista un essere superiore, immaginato in vari modi. Il punto è un altro: è difficile credere a quel Dio che Gesù ci ha raccontato con la sua nascita, vita, morte e risurrezione, un Dio così diverso dalle nostre immaginazioni e dalle nostre proiezioni, un Dio che accoglie e fa esattamente ciò che noi vorremmo scansare, un Dio che accetta l’impotenza, il dolore e la morte, un Dio che non ha nemici e, se li ha, li tratta da amici.
«Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha raccontato», «ma i suoi non l’hanno accolto. A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio».


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