Meditazione Pentecoste 19/05/2024

Dieci giorni dopo l’Ascensione di Gesù al cielo, discende sui primi discepoli lo Spirito Santo nel giorno di Pentecoste. Dicevo domenica scorsa che se Gesù avesse continuato a essere presente nella Chiesa come capo visibile, certamente si sarebbero evitati tanti errori e tanti peccati, ma noi non saremmo mai diventati “grandi”: la nostra libertà sarebbe stata annullata. Perciò Gesù ci ha affidati allo Spirito Santo che però non poteva incarnarsi, non poteva rendersi, come Gesù, visibile in forma umana, altrimenti non sarebbe cambiato niente: al posto di un capo semplicemente ne avremmo avuto un altro.
Dio Padre ha scelto di non rendersi evidente per rispettare la libertà di cui ci ha dotati; il Figlio, Gesù, ha scelto di ritirarsi dalla scena terrena per far crescere questa nostra libertà. Anche lo Spirito Santo, perciò, si fa presente e agisce in maniera discreta, tanto che viene descritto sempre o quasi con metafore impersonali: vento, fuoco, acqua, profumo, sigillo, ecc. Non si impone come un soggetto a sé stante, ma agisce nelle persone umane e soprattutto tra le persone umane solo se esse decidono di collaborare con Lui e tra loro.
In biologia esistono i “superorganismi”: colonie di insetti eusociali come le formiche, le termiti e le api che formano, a un livello più alto, qualcosa che si comporta e può essere considerato un nuovo e più complesso organismo, però senza coscienza né ragione. Poche semplici regole eseguite ripetitivamente da esseri col cervello grande quanto un granello di sale, danno luogo a quello che appare un miracolo di intelligenza, una «civiltà», ma fatta di automi.
Io credo che l’umanità intera, anzi l’umanità unita a tutta la creazione sia chiamata a diventare un unico superorganismo, ma non come quello degli insetti. Siamo chiamati a collaborare tutti al bene comune mettendoci liberamente e consapevolmente al servizio gli uni degli altri, senza essere privati della nostra libertà e responsabilità, senza essere forzati a occupare un certo posto nell’alveare, ma offrendo ciascuno il proprio contributo personale e aiutando anche gli altri a trovare il loro posto. Questo superorganismo in realtà è il corpo mistico di Cristo, è la Chiesa, è il regno di Dio, è l’umanità rinnovata. Guardando alla storia passata e attuale dell’umanità forse sembriamo più destinati all’autodistruzione che a formare un’unità armoniosa, ma possiamo contare sull’aiuto dello Spirito di Gesù che vive e opera in noi, che ci fa gustare come vere, buone e desiderabili le parole del Vangelo e ci aiuta a realizzarle.
La festa ebraica di Pentecoste celebrava e celebra il dono della Legge, le Dieci Parole donate da Dio a Mosé; la festa cristiana di Pentecoste celebra il dono di una nuova Legge, interiore, che non obbliga dall’esterno ma convince e attira dall’interno a compiere il bene, a mettere in pratica la volontà di Dio che è l’amore reciproco. È lo Spirito Santo questa Legge interiore, l’anima del corpo mistico di Cristo, la mente divina di questo superorganismo. Non lo vediamo nel modo in cui i discepoli vedevano Gesù e raramente assistiamo a miracoli come quelli descritti negli Atti degli Apostoli, ma possiamo sperimentare l’ascolto e l’aiuto reciproco, il servizio gratuito, la collaborazione disinteressata. Ogni superamento dell’egoismo e degli interessi individuali e di parte ci porta più vicini a Dio e a diventare quel che dovremmo essere.


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