Meditazione Sacra famiglia 31/12/2023

Oggi la chiesa celebra la festa della Sacra Famiglia, in un tempo in cui si discute molto, e anche si polemizza molto, sull’istituzione familiare, su cosa si deve intendere per “famiglia”, su chi ha o non ha il diritto di chiamarsi ‘famiglia’. Ovviamente non è solo una questione di termini, ma si tratta di stabilire chi ha diritto a determinate tutele e aiuti da parte dello Stato. Si direbbe una questione molto laica, da risolvere secondo le regole della democrazia, ma spesso viene chiamata in causa anche la religione per dare maggior forza a determinate posizioni. È comprensibile: sono temi che toccano nella carne la vita delle persone e suscitano passioni molto accese, ma non è sempre possibile chiedere alla Bibbia le soluzioni per i problemi del XXI secolo.
Anche le letture di oggi non danno risposte esplicite su questo tema. Ma allora cosa dicono?
Paradossalmente, questa festa della Sacra Famiglia mi sembra ci voglia ricordare che la famiglia non è sacra, in questo senso: è un valore molto grande, ma non è il valore sommo. Il suo valore è sottomesso a un valore superiore che è la volontà di Dio.
Ai tempi di Gesù la famiglia era di tipo patriarcale e comprendeva diversi nuclei di coppie con figli; era la famiglia che decideva tutto della vita di una persona: il suo lavoro, il suo posto nella società, il suo matrimonio… Anche la famiglia estesa di Gesù, all’inizio della sua missione, provò a “metterlo in riga”: «I suoi […] uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: “È fuori di sé”» (Mc 3,21). Anche in quel caso, come in altre occasioni, Gesù non si mostrò un figlio obbediente, ma scelse piuttosto di obbedire al Padre suo celeste. D’altro canto, anche suo padre e sua madre avevano obbedito a Dio e non alle usanze dell’epoca accettando di vivere il loro matrimonio nella continenza e nelle prove che incontrarono.
In fondo, però, tutto era già cominciato con Abramo, come abbiamo sentito nella prima e nella seconda lettura. Abramo aveva ricevuto un figlio da Dio e poi se l’era sentito richiedere indietro, come a dire che il figlio sì, era suo, ma apparteneva molto di più a Dio e alla sua vocazione.
Allo stesso modo il Vangelo di oggi ci racconta che i genitori di Gesù lo portarono al Tempio per un rito che significava proprio questo: il loro bambino apparteneva a Dio e alla sua vocazione, non ai loro eventuali progetti su di lui.
Forse oggi siamo un po’ più consapevoli che in passato che i figli devono fare la loro strada e che i genitori devono sostenerli fino a un certo punto, ma poi devono lasciarli andare. Questo in teoria, naturalmente, perché in pratica può accadere tutto il contrario. L’amore dei genitori è un amore oblativo per definizione e certamente essi desiderano il meglio per i loro figli, ma non sempre i loro desideri e quelli dei figli coincidono. A volte può essere forte la tentazione di continuare a pilotare la vita dei figli, pensando di fare il loro bene, senza dubbio. In passato forse era abbastanza frequente il caso di ragazze e ragazzi spinti alla vita religiosa e sacerdotale dai loro genitori, mentre oggi avviene piuttosto il contrario. Il card. Martini diceva di aver conosciuto tante vocazioni che erano state ostacolate dalla famiglia, ma questo non vale solo per le vocazioni alla vita religiosa o sacerdotale. Per raggiungere risultati prestigiosi, di carriera, alcuni incoraggiano i figli ad affrontare anche grandi sacrifici, mentre invece cercano di dissuaderli da scelte altrettanto costose, ma molto meno prestigiose agli occhi del mondo, scelte secondo il Vangelo come la sobrietà, la solidarietà, il servizio…
La volontà di Dio è santa: quella della famiglia lo è solo se asseconda il volere del Signore.
La sacra famiglia si è presa cura di Gesù, lo ha protetto, lo ha cresciuto e poi lo ha lasciato andare per la sua strada, gli ha lasciato svolgere la sua missione. Così dev’essere per ogni figlia e per ogni figlio: la famiglia è un trampolino di lancio, non una catena.
Preghiamo in questa festa perché ogni famiglia sappia riconoscere la volontà di Dio e la sappia assecondare con sapienza e umiltà, a imitazione della santa famiglia di Nazareth.


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