Meditazione Veglia Pasquale 20/04/2025

Celebriamo questa veglia pasquale nella notte, perché è di notte che il Signore Gesù è risorto.
Questo significa che nel mo mento in cui la vita ha vinto la morte nessuno lo sapeva: le donne e gli apostoli lo avrebbero scoperto soltanto il mattino seguente. Mi chiedo come avranno trascorso quella notte e non è difficile immaginare che l’abbiano passata nella tristezza se non addirittura nella disperazione. Anche se Gesù aveva predetto più volte la sua risurrezione, dai racconti del Vangelo si capisce che i suoi discepoli non avevano compreso questo annuncio e perciò, dopo averlo visto morire, credevano che tutto fosse finito. Questa notte che noi illuminiamo con la luce nuova del cero pasquale che simboleggia Cristo, per loro è stata la notte più buia e più lunga.
Credo si possa dire che anche oggi il mondo e la Chiesa stanno attraversando una notte che forse è appena cominciata e si è annunciata come molto triste e buia. Ci possono essere vari modi di affrontare questa tristezza e questo buio.
Si può dormire, come Pietro, Giacomo e Giovanni nell’orto degli ulivi, per non sentire il peso degli avvenimenti, cioè far finta di niente e aspettare che passino, perché certamente passeranno come sono passate tante altre notti terribili nel passato.
Oppure ci si può anestetizzare con i divertimenti, come diceva San Paolo con ironia: “Mangiamo e beviamo, perché domani moriremo” (1Cor 15,32).
Ma sempre San Paolo, nel testo più antico del nuovo testamento, la prima lettera ai Tessalonicesi, scriveva: “Voi tutti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte, né delle tenebre. Non dormiamo dunque come gli altri, ma restiamo svegli e siamo sobrii. Quelli che dormono, dormono di notte; e quelli che si ubriacano, sono ubriachi di notte. Noi invece, che siamo del giorno, dobbiamo essere sobrii, rivestiti con la corazza della fede e della carità e avendo come elmo la speranza della salvezza” (1Ts 5,5-8).
Mentre gli Stati europei si riarmano in vista di possibili guerre che speriamo non debbano mai aggiungersi a quelle già in atto, anche noi dobbiamo armarci, ma non con strumenti di morte, bensì – come dice San Paolo – con la fede, la carità e la speranza della salvezza.
La fede ci ricorda che durante la notte più buia, la notte del sabato santo, si stava preparando la luce del mattino di Pasqua, anche se nessuno lo sapeva.
La carità opera sempre, ma soprattutto quando il male scatena le sue forze: preghiamo perché il Signore ci trovi sempre pronti ad amare e servire, qualunque cosa succeda.
La speranza, alla quale ci esorta Papa Francesco in questo anno santo, ci renda svegli, fiduciosi e capaci di confortare anche chi è impaurito e tentato di arrendersi.


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