Meditazione 4^ domenica di Pasqua 30/04/2023

Ogni anno la quarta domenica di Pasqua è dedicata a leggere un brano del capitolo decimo del Vangelo secondo Giovanni: il discorso su Gesù buon pastore. Essendo questo l’anno A, il Vangelo domenicale ci propone i primi 10 versetti, dove però Gesù dice di essere, oltre che il pastore, la porta delle pecore, l’unica via di accesso all’ovile.
È un’immagine un po’ faticosa da capire: se la metafora del buon pastore è immediata, questa della porta richiede di pensare un po’ di più.
Gesù dice di essere la porta attraverso la quale entrano ed escono le pecore e il vero pastore (che è sempre lui) mentre ladri e briganti scavalcano il recinto perché il guardiano – o più precisamente il “portinaio” – non li fa passare.
È abbastanza evidente che il portinaio, in questo caso, è Dio, mentre le pecore sono i discepoli di Gesù che solo attraverso la sua mediazione (la “porta”) trovano pascolo, cioè alimento per la propria vita. Passare per la porta che è Cristo permette di evitare i falsi mediatori che si servono della religiosità “per ingannare, se possibile, gli eletti” (Mc 13,22). La fede non va sprecata accordandola a chi la sfrutta per interessi personali. I ladri e i briganti sono infatti quei sedicenti messia e profeti venuti prima di Gesù che hanno capeggiato delle rivolte finite male, ma anche dopo Gesù, fino a oggi, ci sono stati e ci sono dei leader religiosi abusanti.
Negli ultimi anni purtroppo ci sono stati molti scandali, anche nella diocesi di Padova, da parte di preti che si sono proposti come pastori affascinanti, hanno promesso di guidare i fedeli a un maggior benessere interiore, a una religiosità più coinvolgente e illuminata, ma poi hanno finito col fare quel che si legge al v. 10 del brano di oggi: “rubare, sacrificare, distruggere”. In particolare è utile notare che il secondo verbo (tradotto dalla CEI con “uccidere”) in realtà, dice letteralmente “sacrificare”: è tipico della falsa religiosità di questi falsi pastori chiedere sacrifici allo scopo di affermare se stessi, avere dei seguaci adoranti e guadagnarci sopra.
Sono numerosissimi nel Nuovo Testamento gli avvisi che mettono in guardia contro chi si comporta da “padrone delle persone” (1Pt 5,3), chi svolge un ministero ecclesiale mosso da “vergognoso interesse” (1Pt 5,2) o da avidità “di guadagni disonesti” (Tt 1,11). Si raccomanda di diffidare dei “seduttori” (2Gv 7), di chi mostra di avere una “mente corrotta” (2Tm 3,8) e cerca di ingannare le anime semplici (cf. 2Tm 3,1-9). Sono chiamati “falsi cristi” (Mt 24,24; Mc 13,22), “falsi profeti” (Mt 7,15; 24,11.24; Mc 13,22; 1Gv 4,1; ecc.) e “falsi maestri” (2Pt 2,1): sono coloro che “hanno una religiosità apparente ma che ne disprezzano la forza interiore” (2Tm 3,5).
Non sempre è facile riconoscerli, anche perché molto spesso all’inizio non sono così corrotti, ma dicono cose intelligenti e interessanti: sembrano dare ciò di cui molti sentono il bisogno, ovvero un messaggio religioso attuale, espresso in modo attraente. Ma allora, come riconoscerli?
Se dovessi fornire una formula semplice, la concentrerei in tre S: successo, soldi e sesso. Infatti, col passare del tempo, diventa sempre più evidente che cercano di attirare l’attenzione su di sé, anziché sul messaggio del Vangelo: sono affamati di protagonismo. Poi, con ogni mezzo si mettono ad accumulare denaro per sé e prima o poi commettono abusi sessuali, che è cosa ben diversa dall’instaurare una relazione di coppia.
I veri pastori invece sono umili, poveri e casti: non se-ducono, ma conducono a Cristo buon pastore, la porta che si apre su pascoli di libertà, non nelle prigioni dei “guru” di questo tempo.
Preghiamo perché i pastori della Chiesa conducano il gregge di Dio sempre e solo attraverso la porta che è Gesù e sappiano dare ciò di cui il gregge sente il bisogno.
Chi vuole, legga il secondo capitolo della seconda lettera di Pietro: sembra scritto per noi, oggi.
“Ci saranno in mezzo a voi falsi maestri che introdurranno eresie perniciose, rinnegando il Signore che li ha riscattati e attirandosi una pronta rovina. Molti seguiranno le loro dissolutezze e per colpa loro la via della verità sarà coperta di disprezzo. Nella loro cupidigia vi sfrutteranno con parole false” (2 Pt 2,1-3). “Essi stimano felicità il piacere d’un giorno; sono tutta sporcizia e vergogna; si dilettano dei loro inganni mentre fan festa con voi; han gli occhi pieni di disonesti desideri e sono insaziabili di peccato, adescano le anime instabili, hanno il cuore rotto alla cupidigia, figli di maledizione” (vv. 13-14). “Con discorsi gonfiati e vani adescano mediante le licenziose passioni della carne coloro che si erano appena allontanati da quelli che vivono nell’errore. Promettono loro libertà, ma essi stessi sono schiavi della corruzione. Perché uno è schiavo di ciò che l’ha vinto” (vv. 18-19).


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